Una rarità botanica alla corte dei Medici: la Bizzarria

Con i suoi 45 mila  metri quadri il Giardino di Boboli a Firenze è uno dei giardini più importanti al mondo, che dal 2013 è incluso nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Un vero museo all’aria aperta, dove fontane, grotte, viali e palazzine si alternano a boschetti, statue e laghetti, raccontando la storia delle tre dinastie regnanti che lo crearono e abbellirono: i Medici, i Lorena e i Savoia.

Fu la visione intraprendente della moglie di Cosimo I de’ Medici, Eleonora de Toledo, a voler trasformare nel 1549 l’orto di Palazzo Pitti nel maestoso Giardino di Boboli, un tesoro botanico che riflette la passione dei Medici per le piante e in particolar modo per gli agrumi.

Grazie ai viaggi di esploratori come Marco Polo, a Firenze arrivarono piante profumatissime e dai buoni frutti chiamati “agrumi”: arance, limoni e cedri. I Medici ne rimasero così colpiti che chiesero ai loro agronomi di fiducia di mischiare tutti e tre gli agrumi e di creare, innesto dopo innesto, nuovi agrumi per arrivare a un’opera d’arte, un “capolavoro” creato a Firenze.

Nacque così  “Bizzarria, o per esattezza il Citrus Aurantium “Bizzarria”, una cosiddetta chimera da innesto, una rarità, un agrume unico e particolarissimo che, pur avendo i caratteri dell’arancio amaro, si presenta, contemporaneamente nello stesso frutto, come tre specie diverse di agrumi: arancio amaro, limone e cedro, ma con caratteristiche genetiche che presentano contemporaneamente tutte e tre le sembianze in modo alterno e  irregolare.

Ogni anno la Bizzarria fruttifica frutti sempre diversi, frutti bitorzoluti, striati e di colore giallo, arancione o verde.

La pianta, non avendo le caratteristiche sperate, e il senso del gusto dei Medici legato al bello armonico e perfetto, venne definita “bizzarra” e l’esperimento considerato come fallito. Ma non tutti la pensarono così, qualcuno trafugò delle piante portandole in altri giardini fiorentini, dove si riprodussero almeno fino a fine dell’800. Dopo anni in cui si pensava persa, intorno al 1980 venne riconosciuta nel giardino della Villa Medicea di Castello e reintrodotta nelle principali ville medicee e nel Giardino di Boboli.

Bizzarria che durante il Rinascimento era stata valutata come un errore, oggi rappresenta un nuovo frutto ricco di storia, di passioni e di tentativi, una pianta meravigliosa, un’ode alla stranezza e all’unicità della natura.

 

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