Malcontenti e Allegri si incontrano

“Malcontenti” e “Allegri” sono due antiche strade di Firenze che s’incrociano nel quartiere di Santa Croce.

Via dei Malcontenti, già via della Giustizia, ricorda lo stato d’animo di coloro che la percorrevano prima di essere giustiziati. I condannati a morte venivano scortati in catene dal Bargello verso piazza Santa Croce e in via di San Giuseppe ricevevano gli ultimi sacramenti. Le esecuzioni si svolgevano subito fuori dalle mura cittadine. Per ironia della sorte il corteo, prima di entrare in via de’ Malcontenti, attraversava Borgo Allegri che correva parallela alle mura, poco oltre la “Porta San Piero” (vicino all’arco di San Pierino). In antico la strada era divisa in vari tratti e aveva nomi diversi: da via San Giuseppe a via Ghibellina si chiamava via della Stufa di Santa Croce, con riferimento a un bagno pubblico (stufa) dove ci si poteva lavare con l’acqua calda; dall’angolo con via San Giuseppe si chiamava via del Ramerino (il nome fiorentino del “rosmarino”); il secondo tratto, fino a via dell’Agnolo, si chiamava via della Salvia, un chiaro legame con i numerosi orti nella zona. Solo l’ultimo tratto, oggi incorporato in piazza de’ Ciompi, era denominato “Borgo Allegri“.

Sembra che il suo nome derivi dalla famiglia Allegri che lì aveva le sue case, ma esiste una leggenda che vuole che il nome derivi dalla ”grande allegria” popolare generata dalla visita del re Carlo d’Angiò e del suo seguito allo studio di Cimabue che stava dipingendo una straordinaria Madonna.

Anche Vasco Pratolini, che al quartiere di Santa Croce ha dedicato uno dei suoi più noti romanzi, Il Quartiere, racconta: in un’età antica, un’immagine della Madonna dipinta da un concittadino immortale, e portata in processione, si degnò miracolare in mezzo al popolo, “rallegrandolo”.  E proprio così – forse – nacque il nome di Borgo Allegri, una strada popolare e ricca di “botteghe artigiane”. Qui al n° 83, c’era la casa di Cimabue, oggi ricordata da una targa, dove visse e imparò il “mestiere” anche il giovane Giotto; nella stessa strada lavorarono anche i fratelli Bernardo e Antonio Rossellino. Poco più là (oggi è “Piazza de’ Ciompi n° 11”), c’era la casa di Lorenzo Ghiberti.

Un re, un miracolo e tanti grandi artisti, c’era proprio da stare allegri.

Foto di I, Sailko