Il melone è stato coltivato fin dai tempi antichi, le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono a oltre 4.000 anni fa. Originario dell’Asia o dell’Africa tropicale è apprezzato per il suo sapore dolce, la consistenza succosa e il profumo caratteristico, quest’ultimo che indica, per i nasi più esperti, il punto di maturazione prima ancora di aprirlo.
Ma noi, qua a Firenze, e in tutta la Toscana, lo chiamiamo ‘popone’… La derivazione della parola non è chiara, sembra che provenga dal latino classico “pepo-onis” (in Plinio il Vecchio, I° sec. d.C.) che a sua volta potrebbe derivare dal greco antico “pèpon”, ovvero “cotto al sole”, “maturo”, come dire che è buono quando lo si mangia maturo.
E se a Firenze è meglio chiederlo sempre con il nome popone, attenzione maggiore va fatta a non chiamarlo ‘melone’ nella bellissima ed etrusca Volterra (PI), dove, in gergo, si dice melone per intendere la mortadella!
Un abbinamento però che mette tutti d’accordo è quello tra il dolce ‘popone’ e il saporito prosciutto, una delle più celebri accoppiate estive della gastronomia italiana. Si dice che sia stato Ippocrate, il rinomato medico dell’antica Grecia considerato il padre della medicina, che scoprì gli effetti positivi di questa combinazione culinaria. Si racconta che avesse consigliato ai suoi pazienti di consumare questo abbinamento per bilanciare gli effetti del calore e del freddo nel corpo. Il melone era considerato un cibo umido e freddo, mentre il prosciutto un cibo caldo e asciutto, grazie al processo di stagionatura che “scalda e asciuga”. Inoltre, il primo ci fa reintregare i liquidi di cui abbiamo molto bisogno durante il periodo caldo estivo, e il secondo va bene per introdurre proteine e sali minerali.
Per il popone, facciamo attenzione che sia ben profumato e maturo (scopritelo annusando il fondo, l’attaccatura al gambo… se profuma allora sarà dolce!), per il prosciutto scegliamo, naturalmente, un toscano stagionato.