Le coltivazioni di Firenze a km zero

Da Via del Cocomero all’Horto dei Semplici

La prima strada a sinistra da piazza del Duomo (oggi via Ricasoli) si è chiamata fino al 1847 “Via del Cocomero”.

Lo strano nome, che per i fiorentini indica quello che in tutta Italia viene chiamata “Anguria”, si deve alle grandi coltivazioni di cocomero e zucche che c’erano dal duomo fino al campo dove ora c’è piazza San Marco, da lì iniziava l’ “Horto de’ Semplici”.

Nelle afose serate estive i cocomeri erano messi a raffreddare in grandi tinozze di legno ricolme di acqua fredda e poi tagliati a grosse fette e venduti ai cittadini. Fu così che venne naturale chiamare quella strada “via del Cocomero” e con lo stesso nome venne poi chiamato anche il teatro che lì sorse: il Teatro del Cocomero (oggi Teatro Niccolini).

In fondo alla lunga Via del Cocomero, si arrivava al convento delle suore domenicane che cedettero ai Medici un loro terreno, situato in località “Cafaggio”, e là – nel 1545 – nacque l’Horto Botanico di Firenze, il primo d’Europa per la coltivazione e raccolta dei “semplici”, vegetali a scopo terapeutico.

Coltivazioni di tutti i tipi dunque, dal cocomero alle erbe aromatiche e medicinali, dagli ortaggi alle verdure, venivano fatte ai margini della città e vendute direttamente nei mercati cittadini. Oggi si direbbe “a kilometro zero” e perfette per una sana alimentazione estiva.