Era l’inverno del 1904 quando Nèri Cini arrivò all’Abetone, nel cuore delle montagne dell’Appennino Tosco-emiliano. Sceso dal treno a Pracchia (PT), proseguì a piedi fino all’Albergo Cimone, che raggiunse a notte fonda.
Con sé aveva portato dalla Norvegia due strane assi di legno con la punta ricurva: i primi ski norvegesi che si vedevano da quelle parti.
La mattina infilò i suoi “legni” dando prova, tra lo stupore generale degli abetonesi, di poter scivolare senza sprofondare sui due metri abbondanti di neve fresca. Ma la pista dell’Abetone non era ancora tracciata per sciare e lui scomparve tra le nevi. Fortunatamente i soccorsi lo trassero in salvo e la brutta avventura finì bene. Nèri, per ringraziamento fece dono dei suoi sci di legno al proprietario dell’albergo, Pietro Petrucci detto “Pietruzzo” che, da quel momento, cominciò a utilizzarli e a diffonderne l’uso tra gli abetonesi e i clienti.
Lo Sci ebbe grande successo, in Toscana nacque lo Ski Club Abetone e nel 1924 fu pubblicata la prima guida per lo sciatore. Nel 1937 fu realizzata una grande slitta da 20 posti per condurre gli sciatori fino al rifugio della Selletta: la “slittovia”, il primo impianto dell’Abetone e uno dei pochi siti italiani attrezzati con impianti di risalita del tempo.
Un maestro di sci dell’Abetone, Zeno Colò, fu uno degli sciatori italiani più forti di tutti i tempi, inventore della posizione a uovo ancora oggi adottata dagli sciatori per risultare più aerodinamici. Sarà primatista mondiale del chilometro lanciato, campione mondiale e prima medaglia d’oro per l’Italia nella discesa libera alle Olimpiadi invernali di Oslo: era il 16 febbraio 1952
A lui sono dedicate le tre piste Zeno dell’Abetone.