I nomi delle strade non sono mai scelti a caso: nascono per raccontare storie ed evocare antichi mestieri oltre che ricordare personaggi. È così che una strada può rivelare dettagli preziosi sul passato di una città, anche attraverso ciò che si mangiava o si vendeva.
Cominciamo il nostro itinerario tra i nomi di strade dal sapore culinario dallo slargo a ridosso di Ponte Vecchio, che si chiama Piazza del Pesce. L’Arno, un tempo ricchissimo di pesce, forniva una risorsa fondamentale per la dieta dei fiorentini, tanto che molti piatti tradizionali avevano come protagonisti proprio i prodotti del fiume. Non a caso, negli antichi ricettari compaiono numerose preparazioni a base di pesce d’Arno.
Prima della costruzione del Corridoio Vasariano, erano il Ponte Vecchio e l’attigua Piazza del Pesce, i luoghi in cui si svolgeva il mercato del pesce. “Sfrattati” dai Medici i pesciaioli furono obbligati a spostarsi nella zona del Mercato Vecchio (nell’attuale Piazza della Repubblica) dove venne costruita la bella Loggia del Pesce, progettata da Giorgio Vasari, con una doppia fila di arcate appoggiate su colonne e decorata con stemmi medicei e tondi in ceramica che riproducono diverse specie di pesci, che fu smontata nell’Ottocento durante i lavori di risanamento di Firenze Capitale e rimontata nel 1955 in Piazza dei Ciompi.
Lì vicino passa Via de’ Macci che prima di chiamarsi così aveva nomi diversi: nella parte che da via Ghibellina arriva a via dell’Agnolo si chiamava Malborghetto indicando le povere abitazioni presenti, ma il tratto che da via dell’Agnolo portava a Sant’Ambrogio si chiamava via dei Pentolini, dal nome dell’osteria che esponeva una frasca di alloro con tanti pentolini appesi, usati dall’oste per vendere una specialià: la mostarda. Una salsa molto gradita in Toscana, come dimostra la ricetta numero 788 di Pellegrino Artusi che nel suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” la indicava come: “Mostarda all’uso toscano”. Tra le tante mostarde di frutta italiane, quella Toscana (ormai quasi dimenticata), rientra fra quelle il cui ingrediente principale è il mosto d’uva e – realizzata così come l’Artusi ce la propone – si abbina a carni lesse o arrosto, di suino o rosse, a formaggi o cacciagione.
Tra i toponimi legati all’alimentazione non può mancare Piazza dell’Olio, piccolo slargo tra via de’ Pecori e via Panzani. Il nome deriva dalla presenza di magazzini destinati al commercio dell’olio d’oliva, bene prezioso nella cucina e nell’economia cittadina. Esistono molte altre strade fiorentine dai nomi che rimandano al cibo, agli ingredienti o ai mestieri legati all’alimentazione. Riprenderemo il tema continuando a seguire le tracce di una Firenze che racconta sé stessa anche attraverso i nomi delle sue vie.