L’Arno, prosperità e distruzione

Una mostra all’Archivio di Stato in occasione del 50esimo anniversario dell’alluvione a Firenze (1966-2016)

Chissà quanti sono i fiorentini che, grazie all’Arno, hanno avuto un lavoro e vissuto una vita agiata. Era infatti l’Arno che offriva la sua acqua per i mulini e per lavare i panni, che faceva girare macchinari e scaricare nelle sue acque residui di lavorazioni, oppure era usato come una moderna autostrada, per il trasporto di legname, di prodotti e di persone.

Antichi mestieri e manifatture erano strettamente legate al fiume: lì vicino svolgevano la loro attività i tintori, i pellai, gli orafi, i renaioli, i mattonai. Ne fanno testimonianza tutt’oggi i nomi delle strade quali Corso Tintori, via dei Lavatoi, vicolo dell’oro, via della Mattonaia, via Pellicceria.

Ma l’Arno non portava solo ricchezza, portava anche devastazioni, la prima di cui si ha conferma è del 1177, fino all’ultima, quella del 1966, che la mostra Firenze e l’Arno tra prosperità e distruzione, aperta fino al 4 febbraio 2017 all’Archivio di Stato in viale Giovine Italia, commemora nel suo cinquantesimo anniversario.

La mostra, con materiali provenienti da gallerie, collezioni private e fondazioni culturali, va all’origine di tutta la storia del fiume, fonte non solo di sciagure, ma anche di ricchezza e gaudio per la città. Ne offre prova il dipinto dei depositi della galleria Palatina di Palazzo Pitti che illustra le nozze di Cosimo II de’ Medici con Maria Maddalena d’Austria.
Tra le 1500 opere da vedere, accanto ai libri gonfi d’acqua salvati e non restaurati dall’alluvione, si alternano quadri, disegni, fotografie e numerose cartografie – la più antica risale al 1534 – a descrivere il fiume lungo il corso della città. Un plastico in legno rappresenta il Ponte alle Grazie con le casette delle monache, demolite per allargarlo nel 1875, e perfino un’autentica barca usata dai renaioli.