Il matrimonio e il giallo della morte: la storia di Bianca e Francesco

Detestavano il fasto della corte e gli inevitabili intrighi di potere, amavano le stesse cose semplici: il buon cibo, la vita in campagna, la caccia. Avrebbero voluto essere lasciati in pace Bianca e Francesco, amandosi teneramente e appassionatamente. Ma anche se la loro relazione era sotto gli occhi di tutti, “Lui” era Francesco de’ Medici, Francesco I Granduca di Toscana, ed era maritato con Giovanna d’Austria, principessa imperiale.
Un matrimonio “politico” che Francesco mai sopportò, seppur costretto a convivere con la poco attraente, insignificante, scostante e non certo simpatica principessa austriaca, dalla quale ebbe figli e prestigio. Quando Giovanna morrà di parto a soli 32 anni, Francesco, finalmente, potrà sposare Bianca, della quale era perdutamente innamorato fin dal primo momento: “non mi staccava lo sguardo di dosso” confidò lei al suo diario.

A dì 12 ottobre 1579, il Granduca Francesco I dette l’anello e sposò la signora Bianca, nel suo palazzo con le solenni cerimonie che si convengono; di poi la baciò. Alla festa nel cortile di Palazzo Pitti, in aria pendevano 30 angeli e tutti avevano uno giglio dalla mano sinistra e dalla destra uno lume.

Dopo il matrimonio lei appare felice, ma stanca; bellissima ma affaticata e pallida. Malata e desiderosa più d’amore che di festeggiamenti.

L’otto di ottobre 1587 i Granduchi indissero una gran battuta di caccia a Poggio a Caiano, e Bianca invitò anche il cardinale Ferdinando, fratello di Francesco, da sempre contrarissimo alla loro relazione, cercando di far riappacificare i due.
Alla sera fu servita la cena, si giocò a “picchetto” un gioco di carte in voga all’epoca.

La notte stessa, Francesco ebbe febbre altissima e vomito. La cura di salassi e intrugli che lui stesso chiedeva, non dette risultati. Bianca lo curò con grande amore e dedizione, ma indebolita da notti in bianco e strapazzi, dovette mettersi a letto anch’essa con febbre alta e vomito. Francesco “fra sudori e tremori” morì il 19 ottobre 1587, nella stanza accanto Bianca capì… e serenamente mormorò “…e si accorda pure con il mio desiderio, che debba morire col mio signore”.

Undici ore dopo di lui Bianca Cappello chiuse gli occhi per sempre.
La loro autopsia escluse la presenza di veleni, gli organi prelevati furino chiusi in quattro orci di terracotta e sotterrati nella cripta della cappella di Santa Maria a Bonistallo, nei pressi della Villa Medicea di Poggio a Caiano.
Nel 2005, sotto la guida di Donatella Lippi, un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze ottenne l’autorizzazione di dissotterrare quegli orci e di esaminarne il contenuto.

Grazie all’uso di strumenti moderni e tecnologicamente avanzati, gli studiosi hanno trovato la prova: sia nei frammenti biologici contenuti negli orci appartenuti a un maschio e a una femmina, che in quelli di Francesco de’ Medici e Bianca Cappello sono state rilevate importanti tracce di arsenico.
Un duplice omicidio per avvelenamento da arsenico.

Ricerche più recenti però rimettono in discussione le prove, dando la colpa delle morti alla malaria perniciosa…  Un mistero che dura da quasi 500 anni.
(tratto dal libro di Pierluigi Bacci –  TOSCANA, storie d’amore d’altri tempi – Pontecorboli editore)